Erasmus Plus Waterschool contribuisce a tutelare una risorsa strategica: l’acqua

Il progetto Erasmus Plus Waterschool contribuisce, partendo dal livello della scuola, ad un più corretto uso di una risorsa strategica, l’acqua, ed al suo corretto utilizzo. Il caso italiano, infatti, è particolarmente significativo, come mostrano queste cifre.

L’Italia maggior consumatore di acqua imbottigliata

Secondo un’indagine del CENSIS, il 90,3% degli italiani beve acqua minerale, il 79,7% ne beve almeno mezzo litro al giorno. Negli ultimi vent’anni, tra il 1995 e il 2016, c’è stato un boom dei consumatori , cresciuti di ben 19 punti percentuali: ancora più notevole l’aumento di quanti ne bevono almeno mezzo litro al giorno, che sono aumentati addirittura del 36%. Oggi sono 49 milioni gli italiani che bevono acqua minerale: 8 milioni in più rispetto a vent’anni fa.
In Europa, l’Italia detiene quindi il primato nel consumo individuale di acqua in bottiglia: in media 206 litri pro-capite all’anno, 29 litri in più dei tedeschi (il 16,4% in più), 84 litri in più dei francesi (+68,9%), 85 litri in più degli spagnoli (+70,3%), 173 litri in più rispetto al Regno Unito (+524,4%), 96 litri in più rispetto al valore medio dell’Ue (+87,3%).
Sono i cosiddetti Millennials (i 18-34enni) quelli che hanno il rapporto più stretto con l’acqua minerale, sia come platea di consumatori (92,6%) che come intensità di consumo, con l’83,3% di loro che beve almeno mezzo litro al giorno. Seguono i minori con il 91,1% e, ravvicinatissimi, i Baby boomers (cioè le persone nate negli anni Sessanta), con il 90,9%. Mentre è la componente più anziana della popolazione quella con la quota più bassa di consumo di acqua minerale, che resta comunque elevata, essendo pari all’86,8%.
Riguardo ai consumatori più intensi, quelli cioè che bevono almeno mezzo litro di acqua in bottiglia al giorno, le quote sono comunque elevate con la punta più alta tra i Millennials (83,3%), poi i Baby boomers (80,8%), i minori (79,7%) e gli anziani – dei quali comunque quasi tre quarti bevono almeno mezzo litro al giorno.
In totale il consumo di acqua in bottiglia in Italia e di 170-180 litri per abitante all’anno.
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile 2018, in collaborazione con Lifegate, effettuata su di un campione di 800 persone, se si chiede agli italiani perché consumino acqua in bottiglia, il 47% dice che è una scelta dovuta a una “percezione di maggiore sicurezza”, il 20% fa riferimento alla “comodità” d’uso, e il 16% al gusto. Mentre quella del rubinetto è invece preferita solo dal 27% del campione intervistato e bevuta perché sicura (40%), perché ritenuta più salutare (16%) e per avere un minore impatto sull’ambiente (10%).

Solo la formazione può modificare comportamenti e stili di vita scorretti

Questi dati sono molto importanti, perché dimostrano l’enorme impatto economico e ambientale del consumo d’acqua in bottiglia, soprattutto in riferimento alla crescente preoccupazione sui rifiuti plastici, alle considerazioni sull’acqua potabile come risorsa strategica a livello mondiale ed al consumo di bevande diverse dall’acqua, con il loro impatto sugli stili di vita dei più giovani e dei più piccoli, in particolare nelle scuole.
Sono tutte queste ragioni per cui una iniziativa come quella del progetto Erasmus Plus Waterschool, che mira appunto a favorire e diffondere il consumo di acqua di rubinetto nelle scuole, è sicuramente una di quelle che, partendo dal basso, possono fare molto per sensibilizzare operatori, famiglie, pubblici amministratori, insegnanti e studenti sull’importanza sistemica dell’utilizzare come acqua da bere quella del rubinetto.

Il progetto, di cui è partner italiano il Centro Libero Analisi e Ricerca – CLAR, coinvolge partner in Austria (lead partner), Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Regno Unito, Slovenia. Non mancheremo di aggiornarvi sugli sviluppi, anche a livello locale, del progetto.

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